Antifona d'Ingresso
Cf Gal 6,14
Di null'altro mai ci glorieremo
se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.
Nos autem gloriári opórtet in cruce Dómini nostri Iesu
Christi, in quo est salus, vita et resurréctio nostra, per
quem salváti et liberáti sumus.
Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la Croce del
Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in
terra il suo mistero di amore, di godere in cielo i frutti
della sua redenzione. Per il nostro Signore...
Deus, qui Unigénitum tuum crucem subíre voluísti, ut salvum
fáceret genus humánum, præsta, quæsumus, ut, cuius mystérium
in terra cognóvimus, eius redemptiónis præmia in cælo
cónsequi mereámur. Per Dóminum.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Nm 21, 4b-9
Chiunque sarà stato morso e
guarderà il serpente, resterà in vita.
Dal libro dei Numeri
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo
disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto
salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto?
Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di
questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i
quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché
abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica
il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò
per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra
un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in
vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise
sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se
questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 77
Non
dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.
Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.
Seconda Lettura Fil 2, 6-11
Cristo umiliò se stesso; per questo
Dio lo esaltò.
Dalla lettera di San Paolo
apostolo ai Filippési
Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia.
Vangelo Gv 3, 13-17
Bisogna che sia innalzato il Figlio
dell'uomo.
Dal vangelo
secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a
Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso
dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il
Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita
eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma
abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui».
Sulle Offerte
Ci purifichi, o Padre, da ogni colpa, il sacrificio del
Cristo tuo Figlio, che sull'altare della Croce espiò il
peccato del mondo. Egli vive e regna nei secoli dei
secoli.
Hæc oblátio, Dómine, quæsumus, ab ómnibus nos purget
offénsis, quæ in ara crucis totíus mundi tulit offénsam. Per
Christum.
Prefazio
La Croce albero della vita
E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nell'albero della Croce tu hai stabilito la salvezza
dell'uomo,
perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita,
e chi dell'albero traeva vittoria, dall'albero venisse
sconfitto,
per Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui gli Angeli lodano la sua gloria,
le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con
tremore.
A te inneggiano i Cieli,
gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode:
Santo, Santo, Santo...
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi
semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater,
omnípotens, ætérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno
crucis constituísti, ut unde mors oriebátur, inde vita
resúrgeret; et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque
vincerétur: per Christum Dóminum nostrum.
Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant
Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes,
ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur,
súpplici confessióne dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona alla Comunione Gv 12,32
«Quando sarò elevato da terra,
attirerò tutti a me», dice il Signore.
Ego si exaltátus fúero a terra, omnes traham ad meípsum,
dicit Dóminus.
Oppure:
Cf Gv 3,16
«Chi crede nel Figlio di Dio, non muore,
ma ha la vita eterna», dice il Signore.
Dopo la Comunione
Signore Gesù Cristo, che ci hai nutriti alla mensa
eucaristica, fa'
che il tuo popolo, redento e rinnovato dal sacrificio della
Croce, giunga alla gloria della risurrezione. Tu che vivi e
regni nei secoli dei secoli.
Refectióne tua sancta enutríti, Dómine Iesu Christe,
súpplices deprecámur, ut, quos per lignum crucis vivíficæ
redemísti, ad resurrectiónis glóriam perdúcas. Qui vivis et
regnas in sæcula sæculórum. |