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generale
21 Gennaio Sant'Agnese -
Vergine e martire
Ufficio delle Letture
V. Signore, apri le
mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
INNO
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Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell'amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
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1 ant.
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Nell'intimo soffriamo,
aspettando la redenzione del nostro corpo.
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SALMO 38
Preghiera nella malattia
La creazione è stata sottomessa alla caducità … e nutre
la speranza di essere lei pura liberata dalla schiavitù della corruzione per
entrare nella gloria dei figli di Dio … ma anche noi gemiamo aspettando la
redenzione del nostro corpo (Cfr. Rm 8,20-23)
I (2-7)
Ho detto: «Veglierò sulla mia condotta *
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca *
mentre l'empio mi sta dinanzi».
Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene, *
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
Ardeva il cuore nel mio petto, *
al ripensarci è divampato il fuoco;
allora ho parlato: *
«Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni *
e saprò quanto è breve la mia vita».
Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni*
e la mia esistenza davanti a te è un nulla.
Solo un soffio è ogni uomo che vive, *
come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita, *
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.
1 ant.
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Nell'intimo soffriamo,
aspettando la redenzione del nostro corpo.
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2 ant.
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Ascolta la mia preghiera, Signore,
non essere sordo al mio pianto.
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II (8-14)
Ora, che attendo, Signore? *
In te la mia speranza.
Liberami da tutte le mie colpe, *
non rendermi scherno dello stolto.
Sto in silenzio, non apro bocca, *
perché sei tu che agisci.
Allontana da me i tuoi colpi: *
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo, †
corrodi come tarlo i suoi tesori. *
Ogni uomo non è che un soffio.
Ascolta la mia preghiera, Signore, *
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime, †
poiché io sono un forestiero, *
uno straniero come tutti i miei padri.
Distogli il tuo sguardo, che io respiri, *
prima che me ne vada e più non sia.
2 ant.
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Ascolta la mia preghiera, Signore,
non essere sordo al mio pianto.
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3 ant.
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Fiorente come un olivo
chi si abbandona in Dio.
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SALMO 51
Contro un calunniatore
Chi si vanta si vanti nel Signore (1Cor 1,31)
Perché ti vanti del male *
o prepotente nella tua iniquità?
Ordisci insidie ogni giorno; †
la tua lingua è come lama affilata, *
artefice di inganni.
Tu preferisci il male al bene, †
la menzogna al parlare sincero. *
Ami ogni parola di rovina, o lingua di impostura.
Perciò Dio ti demolirà per sempre, †
ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda *
e ti sradicherà dalla terra dei viventi.
Vedendo, i giusti saran presi da timore *
e di lui rideranno:
«Ecco l'uomo che non ha posto in Dio la sua difesa, †
ma confidava nella sua grande ricchezza *
e si faceva forte dei suoi crimini».
Io invece come olivo verdeggiante †
nella casa di Dio. *
Mi abbandono alla fedeltà di Dio
ora e per sempre.
Voglio renderti grazie in eterno *
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono, *
davanti ai tuoi fedeli.
3 ant.
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Fiorente come un olivo
chi si abbandona in Dio.
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VERSETTO
V. Mi afferra l'angoscia e l'oppressione,
R. ma la tua parola mi sostiene.
PRIMA LETTURA
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 4,7-5,8
Nei martiri si manifesta la potenza
di Dio
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che
questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati
da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e
dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti
alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella
nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho
creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che
colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci
porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia,
ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode
alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo
esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una
quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle
cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento,
quelle invisibili sono eterne.
Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione
sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita
da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi
di rivestirci del nostro corpo celeste: a condizione però di esser trovati già
vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto
un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale
venga assorbito dalla vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la
caparra dello Spirito.
Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo
nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non
ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal
corpo ed abitare presso il Signore.
RESPONSORIO Mt
5,11.12a.10
R. Beati voi, quando vi insulteranno e vi
perseguiteranno per causa mia. * Rallegratevi ed esultate: grande è la vostra
ricompensa nei cieli.
V. Beati i perseguitati per causa della
giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
R. Rallegratevi ed esultate: grande è la
vostra ricompensa nei cieli.
SECONDA LETTURA
Dal Trattato «Sulle vergini» di sant'Ambrogio, vescovo
(Lib. 1, cap. 2,5,7-9; PL 16,189-191)
Non ancora capace di soffrire e già matura per la vittoria
È il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l'integrità. È
il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. È il
giorno natalizio di sant'Agnese!
Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa
barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un'età così tenera! Ma certo
assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una
vita ancora all'inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai
colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta
forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue coetanee, tremano anche allo
sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come
se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le
mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle
catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che
cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza
all'altare degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e
sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette
il collo e le mani in ceppi di ferro, anche se nessuna catena poteva serrare
membra così sottili.
Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure
era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La
tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non
andrebbe sì rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio:
gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori,
ma di nobili virtù.
Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non
ancora gustata, la doni come se l'avesse interamente goduta. Stupirono tutti che
già fosse testimone della divinità colei che per l'età non poteva ancora essere
arbitra di sé.. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore
di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto e avesse testimoniato in favore
di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall'Autore della natura.
A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a
quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le
parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: «È un'offesa allo Sposo
attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché
indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo
voglio». Stette ferma, pregò, chinò la testa.
Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse
lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo
altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola
vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la
palma del martirio.
RESPONSORIO
R. Celebriamo sant'Agnese, ricordiamo la
sua passione: * nella sua giovinezza, sconfisse la morte e guadagnò la vita.
V. Il suo unico amore fu colui che dà la
vita;
R. nella sua giovinezza, sconfisse la
morte e guadagnò la vita.
ORAZIONE
O Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere
la potenza del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant'Agnese
vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro
Signore.