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16 Settembre - Santi
Cornelio e Cipriano
Ufficio delle letture
V. O Dio,
vieni a salvarmi.
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
INNO
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Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell'amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
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1 ant. |
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
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SALMO 102
Inno alla misericordia di Dio
Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, venne a
visitarci dall'alto un sole che sorge (cfr. Lc 1, 78).
I (1-7)
Benedici il Signore, anima mia, *
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, *
non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, *
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita, *
ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni *
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
Il Signore agisce con giustizia *
e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie, *
ai figli d'Israele le sue opere.
1 ant. |
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
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2 ant. |
Come il padre ama i suoi figli,
il Signore ha pietà di chi lo teme.
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II (8-16)
Buono e pietoso è il Signore, *
lento all'ira e grande nell'amore.
Egli non continua a contestare *
e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati, *
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come il cielo è alto sulla terra, *
così è grande la sua misericordia
su quanti lo temono;
come dista l'oriente dall'occidente, *
così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli, *
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati, *
ricorda che noi siamo polvere.
Come l'erba sono i giorni dell'uomo, *
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste *
e il suo posto non lo riconosce.
2 ant. |
Come il padre ama i suoi figli,
il Signore ha pietà di chi lo teme.
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3 ant. |
Benedite il Signore,
voi tutte, opere sue.
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III (17-22)
Ma la grazia del Signore è da sempre, *
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli, †
per quanti custodiscono la sua alleanza *
e ricordano di osservare i suoi precetti.
Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono *
e il suo regno abbraccia l'universo.
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, †
potenti esecutori dei suoi comandi, *
pronti alla voce della sua parola.
Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, *
suoi ministri, che fate il suo volere.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue, †
in ogni luogo del suo dominio. *
Benedici il Signore, anima mia.
3 ant. |
Benedite il Signore,
voi tutte, opere sue.
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V. Mi afferra l'angoscia e l'oppressione,
R. ma la tua parola mi sostiene.
PRIMA LETTURA
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 4,7-5,8
Nei martiri si manifesta la potenza
di Dio
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che
questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati
da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e
dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti
alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella
nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho
creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che
colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci
porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia,
ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode
alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo
esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una
quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle
cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento,
quelle invisibili sono eterne.
Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione
sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita
da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi
di rivestirci del nostro corpo celeste: a condizione però di esser trovati già
vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto
un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale
venga assorbito dalla vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la
caparra dello Spirito.
Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo
nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non
ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal
corpo ed abitare presso il Signore.
RESPONSORIO Mt
5,11.12a.10
R. Beati voi, quando vi insulteranno e vi
perseguiteranno per causa mia. * Rallegratevi ed esultate: grande è la vostra
ricompensa nei cieli.
V. Beati i perseguitati per causa della
giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
R. Rallegratevi ed esultate: grande è la
vostra ricompensa nei cieli.
SECONDA LETTURA
Si può dire a scelta una delle due letture seguenti
Dalle «Lettere» di san Cipriano, vescovo e martire
(Lett. 60,1-2.5; CSEL
3,691-692.694-695)
Fede pronta e incrollabile
Cipriano a Cornelio fratello nell'episcopato.
Siamo a conoscenza, fratello carissimo, della tua fede, della tua fortezza e
della tua aperta testimonianza. Tutto ciò è di grande onore per te e a me arreca
tanta gioia da farmi considerare partecipe e socio dei tuoi meriti e delle tue
imprese.
Siccome infatti una è la Chiesa, uno e inseparabile l'amore, unica e
inscindibile l'armonia dei cuori, quale sacerdote, nel celebrare le lodi di un
altro sacerdote, non se ne rallegrerebbe come di sua propria gloria?
E quale fratello non si sentirebbe felice della gioia dei propri fratelli?
Certo non si può immaginare l'esultanza e la grande letizia che vi è stata
qui da noi quando abbiamo saputo cose tanto belle e conosciuto le prove di
fortezza da voi date. Tu sei stato di guida ai fratelli nella confessione della
fede, e la stessa confessione della guida si è fortificata ancora più con la
confessione dei fratelli. Così, mentre hai preceduto gli altri nella via della
gloria, hai guadagnato molti compagni alla stessa gloria, e mentre ti sei
mostrato pronto a confessare per primo e per tutti, hai persuaso tutto il popolo
a confessare la stessa fede. In questo modo ci è impossibile stabilire che cosa
dobbiamo elogiare di più in voi, se la tua fede pronta e incrollabile, o la
inseparabile carità dei fratelli. Si è manifestato in tutto il suo splendore il
coraggio del vescovo a guida dei suo popolo, ed è apparsa luminosa e grande la
fedeltà del popolo in piena solidarietà con il suo vescovo. In voi tutta la
chiesa di Roma ha dato la sua magnifica testimonianza, tutta unita in un solo
spirito e in una sola voce.
È brillata così, fratello carissimo, la fede che l'Apostolo constatava ed
elogiava nella vostra comunità. Già allora egli prevedeva e celebrava quasi
profeticamente il vostro coraggio e la vostra indomabile fortezza. Già allora
riconosceva i meriti di cui vi sareste resi gloriosi. Esaltava le imprese dei
padri, prevedendo quelle dei figli. Con la vostra piena concordia, con la vostra
fortezza, avete dato e tutti i cristiani luminoso esempio di unione e di
costanza.
Fratello carissimo, il Signore nella sua provvidenza ci preammonisce che è
imminente l'ora della prova. Dio nella sua bontà e nella sua premura per la
nostra salvezza ci dà i suoi benefici suggerimenti in vista del nostro vicino
combattimento. Ebbene in nome di quella carità, che ci lega vicendevolmente,
aiutiamoci, perseverando con tutto il popolo nei digiuni, nelle veglie e nella
preghiera.
Queste sono per noi quelle armi celesti che ci fanno stare saldi, forti e
perseveranti. Queste sono le armi spirituali e gli strali divini che ci
proteggono.
Ricordiamoci scambievolmente in concordia e fraternità spirituale. Preghiamo
sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre
sofferenze con la mutua carità.
Dagli «Atti proconsolari del martirio di san Cipriano Vescovo»
(Atti, 3-6; CSEL 3,112-114)
In una cosa così giusta non c'è da riflettere
Al mattino del 14 settembre molta folla si era radunata a Sesti secondo
quanto aveva ordinato il proconsole Galerio Massimo. E così lo stesso proconsole
Galerio Massimo ordinò che gli fosse condotto Cipriano all'udienza che teneva
nel medesimo giorno nell'atrio Sauciolo. Quando gli fu davanti, il proconsole
Galerio Massimo disse al vescovo Cipriano: «Tu sei Tascio Cipriano?». Il vescovo
Cipriano rispose: «Sì, sono io».
Il proconsole Galerio Massimo disse: «Sei tu che ti sei presentato come capo
di una setta sacrilega?». Il vescovo Cipriano rispose: «Sono io».
Galerio Massimo disse: «I santissimi imperatori ti ordinano di sacrificare».
Il vescovo Cipriano disse: «Non lo faccio».
Il proconsole Galerio Massimo disse: «Rifletti bene». Il vescovo Cipriano
disse: «Fa' ciò che ti è stato ordinato. In una cosa così giusta non c'è da
riflettere».
Galerio Massimo, dopo aver conferito con il collegio dei magistrati, a
stento e a malincuore pronunziò questa sentenza: «Tu sei vissuto a lungo
sacrilegamente e ti sei aggregato moltissimi della tua setta criminale, e ti sei
costituito nemico degli dèi romani e dei loro sacri riti. I pii e santissimi
imperatori Valeriano e Gallieno Augusti e Valeriano nobilissimo Cesare non
riuscirono a ricondurti all'osservanza delle loro cerimonie religiose. E perciò,
poiché sei risultato autore e istigatore dei peggiori reati, sarai tu stesso di
esempio a coloro che hai associato alle tue scellerate azioni. Col tuo sangue
sarà sancito il rispetto delle leggi». E dette queste parole, lesse ad alta voce
da una tavoletta il decreto: «Ordino che Tascio Cipriano sia punito con la
decapitazione». Il vescovo Cipriano disse: «Rendiamo grazie a Dio».
Dopo questa sentenza la folla dei fratelli diceva: «Anche noi vogliamo esser
decapitati insieme a lui». Per questo una grande agitazione sorse fra i fratelli
e molta folla lo seguì. E così Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti e
qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò
in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica e la consegnò ai diaconi,
restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice.
Quando poi questo giunse, il vescovo diede ordine ai suoi di dargli
venticinque monete d'oro. Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui
pannolini e fazzoletti. Quindi il grande Cipriano con le sue stesse mani si
bendò gli occhi, ma siccome non riusciva a legarsi le cocche del fazzoletto,
intervennero ad aiutarlo il presbitero Giuliano e il suddiacono Giuliano.
Così il vescovo Cipriano subì il martirio e il suo corpo, a causa della
curiosità dei pagani, fu deposto in un luogo vicino dove potesse essere
sottratto allo sguardo indiscreto dei pagani. Di là, poi, durante la notte, fu
portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero del
procuratore Macrobio Candidiano che è nella via delle Capanne presso le piscine.
Dopo pochi giorni il proconsole Galerio Massimo morì.
Il santo vescovo Cipriano subì il martirio il 14 settembre sotto gli
imperatori Valeriano e Gallieno, regnando però il nostro Signore Gesù Cristo a
cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
RESPONSORIO
R. Conduciamo con fortezza la nostra
battaglia per la fede sotto lo sguardo di Dio e degli angeli. * Che gloria e che
felicità combattere alla presenza di Cristo e ricevere dalle sue mani la corona!
V. Prendiamo le armi di Dio e prepariamoci
alla lotta con animo saldo e fedele.
R. Che gloria e che felicità combattere
alla presenza di Cristo e ricevere dalle sue mani la corona!
ORAZIONE
O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano, pastori
generosi e martiri intrepidi, con il loro aiuto rendici forti e perseveranti
nella fede, per collaborare assiduamente all'unità della Chiesa. Per il nostro
Signore.